domenica 3 marzo 2013

M5S... NON FACCIAMO FINTA DI NIENTE



Chi pensa che un fenomeno come quello del Movimento 5 Stelle si possa sottovalutare, o addirittura ignorare, non solo sbaglia analisi, ma non si rende minimamente conto del cambiamento epocale che sta attraversando la politica del nostro Paese.
 Interpretare l' M5S come un movimento che nasce semplicemente "contro" il sistema è oltremodo  limitativo. 

Il modello.
I grillini prendono consapevolezza, forse, sull'onda di un forte sentimento di antipolitica, nato con la fine della prima  Repubblica e dei partiti di massa, raccolto dalla Lega Nord ( con il limite della territorialità), e contenuto dall'avvento del Berlusconismo. Fu infatti Berlusconi per primo ad aprire l'era dei non professionisti della politica. In questi anni, tale sentimento ha covato nell'animo di milioni di cittadini, tornando ad esplodere in questa tornata elettorale.Il  25 %  dei consensi  raggiunto de Grillo  & C.  racconta necessariamente molto di più di un semplice schiaffo al sistema.Il movimento prende vita, non a caso, in un periodo di crisi economica profonda. Come spesso accade nella storia, la crisi economica e sociale apre una  prospettiva a tutte quelle forze che si pongono in alternativa a sistemi di governo ( vecchi o nuovi), potendo sfruttare il vantaggio di non essere stati misurati.Va anche detto, però, che altre forze politiche possono vantare un curriculum di " non governo", ma non per ciò sono state in grado di raccogliere altreattanto consenso. Quindi c'è qualcosa di più o  di diverso.Si deve prendere atto della crisi dei Partiti per come li abiamo sin qui conosciuti. Sino ad oggi si è pensato  di gestire la cosa pubblica attraverso associazioni chiuse, autoreferenziali, fra  guerre intestine e di potere, fra equilibri e compromessi,  ponendole di fatto   in una dimensione fuori dal tempo e dalla realtà. Il linguaggio della politica si è scollegato da quello della società reale, chiuso nei salotti patinati delle televisioni o fra gli applausi dei militanti di partito. Ci si è ridotti ad una "Casta" ( nemmeno di privilegi se rapportata ai partiti sui territori) che ha finito col concentrare il dibattito su un nucleo ristretto di persone, sempre le stesse, convinte di essere  tenutari della verità, mentre il mondo correva da tutt'altra parte. Il M5S ha colto nel profondo questa frattura fra politica e società e lo ha fatto eliminando ( nella testa del potenziale elettore) il concetto di rappresentanza diretta. "Non mi rappresenta un'altra persona, ma mi rappresento da solo, attraverso le mie idee che faccio arrivare al mondo  attraverso il web". La piazza virtuale, questo è lo scatto che ha consentito al movimento di intercettare una base elettorale, è divenuta piazza reale.Grillo si è rivolto ala paese reale. Lo slogan che esalta il " paese reale" è stato coniato nel promo '900 da Charles Maurras, uomo di destra, in contrasto ai mostri della Democrazia. Lo setsso slogan fu adottato successivamente dall'ideologia comunista.Il dibattito e la guerra ( parola ricorrente nel lessico grillesco)  iniziata via etere, non è rimasta fra le righe dei post o nei commenti ad un blog, ma si è incarnato nel disagio della piazza, collocandosi in quella fascia che più sente e risente della crisi del sistema. Non solo una crisi economica, ma di sistema, di valori, di ideali, delusi da una politica, appunto, attenta a dedicarsi solo a se stessa.In questo progetto Internet, che è stato in una prima fase uno strumento di conoscenza e di formazione di coscienza civica,  diventa un mezzo per cambiare lo stato delle cose. Il movimento assume gradualmente  la convinzione di  portare nelle istituzioni non  delle persone, ma dei concetti, idee che non hanno il volto di chi le rappresenta, ma che esistono a prescindere da essi e che si sono formati nella coscienza della rete e della piazza.La politica,  quindi torna ad essere strumento, e non fine. Questa è la ri-evoluzione ( della politica e del suo ruolo ) che non si può ignorare ne può lasciare indifferenti. Un quarto degli italiani, gran parte dei quali con un livello culturale medio alto, ha colto questo cambiamento come un'opportunità personale di riscatto.Il taglio dei privilegi della casta, battaglia prima del movimento,  in realtà cela qualcosa di più profondo e radicale: è il taglio con un modello di società che pone cittadini  e politica in un rapporto di sub alternanza, e lo sostituisce con uno che li pone  sullo stesso livello. Ma è anche la volontà di relegare la politica ad un rango più basso, desacralizzandone quell'autorevolezza persa a causa di un'inadeguata classe dirigente ( leggi Fiorito, Lusi & C.).
Nasce una democrazia in parallelo  fra rappresentato e rappresentante, uno schema orizzontale e non più verticale e verticistico.La Tv e i mezzi di comunicazione fino agli anni '90 avevano costruito un sistema in cui i più si concentravano sui singoli. L'avvento della rete ribalta quest'immagine e mette l'uno difronte agli altri alla pari, togliendo centralità al singolo per ripartirla su ognuno. E' un individualismo di massa.Rispetto a  tali fenomeni, i Partiti, per come li conosciamo, sono strutture medievali. I Partiti non hanno colto l'evoluzione di questo processo sociale. Hanno provato ad occupare la rete per farne un servizio a se stessi, pensando di poterla gestire come qualunque altra realtà e non comprendendo che ne sarebbero stati risucchiati.Si è da più parti tacciato l' M5S di essere un movimento populista. Ma cosa significa populismo? In realtà il grillismo ha sostituito il radicalismo ideologico, tipico di alcune forze caratterizzate dall'aggettivo " estrema" ( destra e sinistra), con il radicalismo delle idee. Si è usciti da una dimensione storica, ove l'ideologia abbracciava un sistema di valori secolarizzato, per entrare in un sistema di valori futuribili, raggiungibili attraverso l'attività del movimento stesso. Una forza politica radicale nella sostanza, nella forza dei concetti che esprime e che antepone a modelli storici di destra e di sinistra. C'è una forte radicalità nel movimento, che si sposa con la radicalità dei tempi che attraversiamo.Perchè un movimento? Perchè il verbo è muovere, cioè non stare fermi. La nostra è la società del movimento, della velocità, del tutto che gira intorno al tutto. Di per sè, questo concetto è culturalmente più moderno di quello di partito, che, già nella definizione, si immobilizza nella classificazione di una parte, e non del tutto.

I Contenuti.
Il temi su cui Grillo ha costruito il movimento sono molteplici, ma quello in questo momento più attraente riguarda il modello economico. Il '900 lascia spazio alla fine del capitalismo. La crisi economica raccontata attraverso la finanza derivata rappresenta la deformazione di un modello che non è più in grado di sostenere se stesso. Se pensiamo al nostro Paese, alla crisi della politica industriale ( vedi Ilva- Fiat) alla crisi del mercato immobiliare, alla crisi culturale, che porta milioni di giovani laureati all'estero, alcune  domande si pongono. 
Quale economia costruire ? Quale modello di sviluppo economico ? Quanto è compatibile la nostra struttura economica con quella  mondiale ?
Immaginare di continuare su strade battute e ribattute è utopistico e anacronistico. Pensare alla ripresa di  un' economia di scala di mercati che vivono una regressione irreversibile non può far altro che rafforzare le tesi di chi, come Grillo, sposta l'asse del dibattito su argomenti nuovi, immaginando altre forme di economia. E' del tutto chiaro che l'immaginazione grillesca e del movimento può funzionare sulla carta, ma deve confrontarsi poi con dati reali, molto meno scontati di quando si voglia far credere. Tuttavia il punto non è questo, non è cosa , ma se. Se, cioè, non sia arrivato il momento di rivedere le basi della nostra economia, se, cioè, non si sia ad un punto di non ritorno rispetto a ad un modello di sviluppo non più sostenibile di fronte alle sfide della globalizzazione. Allora le ricette non possono essere all'acqua di rose, non si può pensare al rilancio del Paese con manovre di defiscalizzazione o soltanto attraverso misure una tantum. Non si può immaginare di recuperare un debito pubblico crescente senza mettere mano ai fattori che quel debito pubblico lo hanno creato ( burocrazia, stato pesante, enti di ogni genere, costo della politica, ma anche semplificazione legislativa, riforme strutturali ). E' chiaro che il movimento apre queste riflessioni in una dimensione extra-istituzionale, fattore questo che limita l'accettabilità, sul piano logico, di alcune sue intenzioni. Bisogna fare i conti con le regole, con la politica, intesa come arte diplomatica di mediazione fra le parti ( ed in Italia le parti sono molte...) Ma detto ciò, al di fuori della sostanza dei contenuti, sui quali chi più ne sa più può parlare, il punto centrale è la volontà di ridisegnare l'impalcatura economica del nostro Sistema-Paese.
Anche rispetto a ciò, il movimento lancia una sfida ai Partiti, i quali devono abbandonare l'idea di gestire le contingenze per iniziare ad immaginare un nuovo futuro.

Sintesi.
Il movimento  non deve essere un soggetto da "combattere", perchè quando un fenomeno assume tali dimensioni, dobbiamo prenderne atto, in parte, è anche dentro di noi.
 Il Movimento va osservato e compreso. Non va confuso il fenomeno Grillo con un movimento fatto di un quarto della popolazione italiana. Grillo ne incarna in questo momento l'immagine, ma l'anima, o le anime, sono oltre grillo e quello che rappresenta. Il movimento è oggi uno spaccato della nostra società, di quella società fatta di donne, uomini, giovani, vecchi che sino a ieri trovavano diritto di rappresentanza nella politica classica. Non si può pensare di governare un Paese senza una parte tanto importante della sua società. Ecco perchè il fenomeno Grillo si argina solo cogliendone il senso, andando a fondo delle ragioni che l'hanno prodotto, non girandosi dall'altra parte, ma guardandolo dritto negli occhi. La politica e i partiti si devono interrogare su come riappropriarsi di un ruolo di rappresentatività,  trasformando l'approccio con il cittadino e trovando strumenti di comunicazione adeguata ai tempi e ad un linguaggio profondamente cambiato. Non è la solita litania sul partito leggero o pesante, è qualcosa di più intimo. Non è nemmeno semplicemente una questione di idee e programmi. E' chiaro che una volta entrato nelle istituzioni il movimento si misura con  i limiti della democrazia, e perde parte della spinta emotiva che lo connota al di fuori di esse. Ma  E' un fatto, per usare il lessico della rete, di "connessione".
Ri -Connettersi con la società,  questo deve fare la politica  ed i Partiti. 
Devono cambiare pelle. L'era dei segretari, dei direttivi, delle sezioni non è finita, ma va declinata in maniera diversa, nuova. Va contestualizzata attraverso un linguaggio ed una formula che la inserisca nella società e non la estranei da essa, come accaduto sin qui.Non si tratta di copiare,quindi. Si tratta di capire, con umiltà. E capire è sempre un lavoro complesso...

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