giovedì 5 luglio 2012

Lo strabismo del Pd

Cosa sta accadendo nei comuni governati dal centrosinistra in Umbria?
Leggiamo dalle pagine della stampa locale che sono sempre piu' numerose e piu' importanti, le amministrazioni di centrosinistra che, in questa regione, aprono crisi politiche in prossimità dell'approvazione dei bilanci. E' accaduto nel Comune di Perugia, dove l'approvazione del bilancio è costata il deferimento da parte del Partito Democratico di due propri consiglieri, sta accadendo a Spoleto, dove una maggioranza retta a stento dal Sindaco Benedetti rischia ogni giorno di capitolare, sta avvenendo a Foligno e Gubbio e sembra aggiungersi anche Terni. I comuni di riferimento dell'Umbria vivono, dal punto di vista politico, scosse e fibrillazioni che non possono essere casuali ne fini a se stesse. Il quadro regionale presenta una divaricazione pesante fra l'area ex Margherita e quella ex Ds su un tema fondamentale come quello della riforma sanitaria. L' Italia dei Valori è uscita dalla Maggioranza eugubbina e i socialisti dettano le regole in quel di Spoleto. Dietro a cio', in relatà, credo, ci sia una forte criticità che accompagna il Partito Democratico e l'incapacità da parte di questo di guidare in maniera autorevole e credibile la coalizione di centrosinistra. La frammentazione interna al Pd trova sponde interessate  nei partiti satelliti che gravitano intorno ad esso e che vedono la possibilità di ritagliarsi spazi considerevoli e di maggior peso. Il Pd vive la contraddizione di un quadro nazionale che da una parte vuole dirigersi verso il centro moderato,mentre dall'altra è prigioniera della "foto di Vasto". E' chiaro che sui territori, il Pd,  ha costruito le sue vittorie con alleanze che guardano a sinistra e solo di rado con L'Udc. Questa incertezza lascia spazio ad un confronto che non è solo politico, non è semplicemente di gestione del potere, ma è culturale, perchè mette in discussione uno schema che per certi versi condiziona l'intero panorama politico, compreso quello di un centro destra, smarrito dopo le ultime vicende nazionali. Quando saltano, o sembra possano saltare, gli schemi, vengono meno le certezze su cui si è costruito da anni il meccanismo di gestione della cosa pubblica. Tutto ciò quindi, destabilizza le realtà consolidate e apre nuovi appetiti politici. Chi risente anzitutto di tali turbolenze sono i Sindaci, quali terminali di un sistema che amministra senza piu' riferimenti stabili. Viene meno pertanto la possibilità di essi di districarsi fra le guerriglie che nascono in seno a rappresentati del territorio lontani anni luce dalle grandi questioni politiche di partito, ma tesi a costruirsi un feudo proprio nel momemento in cui nessuno è in grado di dettare le regole. In un momento di "vacche magre", pertanto, ogniuno tende a scaricare sull'altro la responsabilità di una gestione non piu' in grado di dare le risposte di un tempo e apre conflitti politici ogni volta che si devono fare delle scelte aaministrative. Ecco quindi il punto politico. La sinistra ha sin qui governato, avendo la capacità di non dividersi sulle scelte, su cio' che andava fatto e su cio' cui bisognava rinunciare, perchè le codizioni politiche-economiche e sociali non imponevano percorsi radicali in questo senso. Oggi governare significa scegliere. E se il principio su cui si opera è spartitorio e non di merito, se la torta non si ripartisce in base ad una visione ideale e progettuale, ma in termini di equilibri politici, ecco che i conti non tornano. E' per questo che i primi schemi a salatare sono quelli comunali, dove la crisi e i tagli hanno accellerato e amplificato questo processo, svelando la debolezza di coalizioni abituate a gestire il potere e non a governare.

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