Cosa sta accadendo nei comuni governati dal centrosinistra in Umbria?
Leggiamo
dalle pagine della stampa locale che sono sempre piu' numerose e piu'
importanti, le amministrazioni di centrosinistra che, in questa regione,
aprono crisi politiche in prossimità dell'approvazione dei bilanci. E'
accaduto nel Comune di Perugia, dove l'approvazione del
bilancio è costata il deferimento da parte del Partito Democratico di
due propri consiglieri, sta accadendo a Spoleto, dove una maggioranza
retta a stento dal Sindaco Benedetti rischia ogni giorno di capitolare,
sta avvenendo a Foligno e Gubbio e sembra aggiungersi anche Terni. I
comuni di riferimento dell'Umbria vivono, dal punto di vista politico,
scosse e fibrillazioni che non possono essere casuali ne fini a se
stesse. Il quadro regionale presenta una divaricazione pesante fra
l'area ex Margherita e quella ex Ds su un tema fondamentale come quello
della riforma sanitaria. L' Italia dei Valori è uscita dalla Maggioranza
eugubbina e i socialisti dettano le regole in quel di Spoleto. Dietro a
cio', in relatà, credo, ci sia una forte criticità che accompagna il
Partito Democratico e l'incapacità da parte di questo di guidare in
maniera autorevole e credibile la coalizione di centrosinistra. La
frammentazione interna al Pd trova sponde interessate nei partiti
satelliti che gravitano intorno ad esso e che vedono la possibilità di
ritagliarsi spazi considerevoli e di maggior peso. Il Pd vive la
contraddizione di un quadro nazionale che da una parte vuole dirigersi verso il
centro moderato,mentre dall'altra è prigioniera della "foto di Vasto". E' chiaro che sui territori, il Pd, ha costruito le sue vittorie con
alleanze che guardano a sinistra e solo di rado con L'Udc. Questa incertezza lascia spazio ad un
confronto che non è solo politico, non è semplicemente di gestione del
potere, ma è culturale, perchè mette in discussione uno schema che per
certi versi condiziona l'intero panorama politico, compreso quello di un
centro destra, smarrito dopo le ultime vicende nazionali. Quando
saltano, o sembra possano saltare, gli schemi, vengono meno le certezze
su cui si è costruito da anni il meccanismo di gestione della cosa
pubblica. Tutto ciò quindi, destabilizza le realtà consolidate e apre
nuovi appetiti politici. Chi risente anzitutto di tali turbolenze sono i
Sindaci, quali terminali di un sistema che amministra senza piu'
riferimenti stabili. Viene meno pertanto la possibilità di essi di
districarsi fra le guerriglie che nascono in seno a rappresentati del
territorio lontani anni luce dalle grandi questioni politiche di
partito, ma tesi a costruirsi un feudo proprio nel momemento in cui
nessuno è in grado di dettare le regole. In un momento di "vacche
magre", pertanto, ogniuno tende a scaricare sull'altro la responsabilità
di una gestione non piu' in grado di dare le risposte di un tempo e
apre conflitti politici ogni volta che si devono fare delle scelte
aaministrative. Ecco quindi il punto politico. La sinistra ha sin qui
governato, avendo la capacità di non dividersi sulle scelte, su cio' che
andava fatto e su cio' cui bisognava rinunciare, perchè le codizioni
politiche-economiche e sociali non imponevano percorsi radicali in
questo senso. Oggi governare significa scegliere. E se il principio su
cui si opera è spartitorio e non di merito, se la torta non si
ripartisce in base ad una visione ideale e progettuale, ma in termini di
equilibri politici, ecco che i conti non tornano. E' per questo che i
primi schemi a salatare sono quelli comunali, dove la crisi e i tagli
hanno accellerato e amplificato questo processo, svelando la debolezza
di coalizioni abituate a gestire il potere e non a governare.
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